Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all'uso dei cookie.

La bottega dei suicidi - Recensione

21/12/2012 | Recensioni |
La bottega dei suicidi - Recensione

“Contro la crisi e il carovita/ scegli una dolce dipartita./ Prendi il coraggio fra le dita/ canta con noi: Viva il suicidio!”.
Detto, anzi cantato così, questo ritornello sembra un lugubre invito e come tale deve essere apparso alla Commissione di Revisione Cinematografica che in un primo momento aveva deciso di vietare ai minori di 18 anni il nuovo cartone animato del francese Patrice Leconte. La ragione? Il tema del suicidio sarebbe trattato “con estrema leggerezza e facilità di esecuzione” creando il pericolo concreto di “atti emulativi” da parte del pubblico più giovane degli adolescenti. La rappresentazione sotto forma di cartone animato è stata poi vista come un facile veicolo per la penetrazione di un simile messaggio. Fortunatamente il ricorso della Videa, distributrice del film, ha avuto esito positivo portando alla revoca del divieto. E tiriamo un sospiro di sollievo perché La bottega dei suicidi, nonostante le premesse, si rivela un brillante cartone animato, originale, brioso e intelligente.
Adattamento dell’omonimo romanzo di Jean Teulé, il film ci porta in una città grigia, afflitta da ogni genere di crisi, economica e non. L’aria è irrespirabile, la vista del sole è impedita da palazzi altissimi e una pioggia cade copiosa sul traffico paralizzato: il clima è sufficientemente macabro per dipingere un’umanità spinta in massa verso il suicidio. In un simile quadro è ovvio che l’unico esercizio commerciale ad andare a gonfie vele sia il “Magasin des suicides” della famiglia Tuvache. Nel negozio si vende tutto l’occorrente per farla davvero finita: corde per impiccarsi, veleni di ogni tipo, spade e spadoni, pistole con una sola pallottola, bestioline letali, lamette affilate con cura e altre amenità. I Tuvache gestiscono con grande professionalità la loro attività, coadiuvati dai figli, Vincent, un ragazzino pigro e svogliato, e Marilyn, un’adolescente con qualche chilo di troppo che crede di non poter essere attraente. Ma la nascita del terzogenito Alan che sorride alla vita appena venuto al mondo, porta scompiglio nella famiglia e nel loro mondo fatto di lugubri certezze. E un nuovo desiderio di vita irromperà prepotentemente.
“La vita è bella” con queste poche parole Patrice Leconte ha sintetizzato il messaggio racchiuso in questo film che rappresenta una svolta nella sua cinematografia. E’ la prima volta che il regista dirige un film d’animazione e per di più musicale. La possibilità di unire diverse passioni come il disegno animato (da giovane Leconte ha firmato cortometraggi d’animazione e ha lavorato per la rivista “Pilote” dove creava disegni e storie) e il suo grande amore per la musica (ingrediente senza il quale non potrebbe pensare di fare film) lo ha spinto verso questo musical animato. Solo la grande liberà offerta dall’animazione lo ha convinto ad accettare di trasferire sul grande schermo il romanzo di Teulé: d’altronde solo uscendo fuori dalla vita reale si può riuscire a mostrare cose altrimenti bizzarre e impensabili come un uomo disperato che canta una canzoncina d’addio mentre sta per ingoiare una fiala di veleno oppure un padre che suggerisce al figlio di sette anni di iniziare a fumare perché fa bene alla salute! Una libertà che si traduce in un racconto per immagini e musica delicato e coinvolgente pur nel suo messaggio finale ottimista e forse eccessivamente buonista (d’altronde siamo in pieno clima natalizio e ci sarà pure concessa un po’ di speranza!).
Un cartone animato dallo stile volutamente retrò, niente computer grafica né pupazzi, solo disegni dall’impronta molto originale su cui salta agli occhi un efficace gioco cromatico che punta sull’alternanza tra colori cupi e pochi sprazzi di colore.
Un film delizioso, dark e allegro allo stesso tempo, ricco di citazioni-omaggio, da Tim Burton a La famiglia Addams, una commedia che comincia con una perfetta descrizione di un mondo cupo e appartentemente senza speranza e che culmina con un contagioso inno alla vita. Perché la vita è bella, nonostante tutto, e perché vale sempre la pena viverla nel miglior modo possibile. Se sono questi i messaggi da vietare al cinema, allora la volgarità e la violenza estrema e gratuita di tanti film davvero diseducativi per i giovani cosa sono?

Elena Bartoni
 

 


Facebook  Twitter  Invia ad un amico  Condividi su OK Notizie 
 

Notizie in evidenza

Collabora con Voto 10
Seguici su Facebook Seguici su Google Plus Seguici su Twitter
Seguici su YouTube Registrati alla nostra Community Abbonati al nostro feed rss

I CINEMA DELLA TUA PROVINCIA

Advertising   Chi siamo   Collabora con Noi   Cookie Policy   Privacy   Termini e Condizioni d'Uso   Web TV  
 
Cerca
powered by Roma Virtuale :: Web Agency